Una Storia di tangenti

di Eduardo Caianiello


Il mio amico è tornato. Un mese di viaggio di  lavoro: Russia.
- Incredibile.
È davanti a me: ci siamo salutati, abbracciati. Mi  ha anche un po’ raccontato. E ora eccolo lì : lo sguardo nel ricordo :  - incredibile…
- Cosa ?
- Che paese… dovresti vedere…
- Ma cosa ?
- Tu sai che c’è è un fondo speciale dell’ azienda, per chi viaggia in Russia, come in altri paesi ?
- Un fondo speciale ?…
- Sì…
Mi fa cenno come un “ci intendiamo…”… abbassa la voce, e mi sussurra complice : sai come va lì… la dogana… i  “pedaggi”…
- Ah !… Ma dai… addirittura un fondo speciale…
- Eh certo ! Altrimenti, neanche ti muovi. Tu arrivi,  e paghi l’impiegato. Prendi il taxi, e “quelli” già lo sanno che stai lì per affari. Così, di quartiere in quartiere… trovi  pedaggi.
- Oddio! Così capillare!
- Certo.
- Che efficienza…
- Ma insomma…poi,  l’affare è andato in porto.
- Oh bé… benissimo!… 
Mi blocco. Ho fatto qualcosa come cortocircuito. Non riesco… non riesco a figurarmi la situazione…
- Oh!…
Mi riscuoto. Il mio sguardo dal vuoto si ridirige al mio amico.
- E ora che c’è è ?
- Mah… pensavo… o meglio… non mi riusciva di pensare…
- Ma a cosa ?…
- Non so… a qualcosa di vertiginoso, come… come il senso della vita, o giù di lì.
- Oh bella ! E stavolta come è successo ?
- Che dirti… questa faccenda di Mosca… dei quartieri di Mosca, le mazzette…
- Eh già… veramente incredibile… Ma il senso della vita che c’entra ? Alla fine… affari loro…
- Appunto.
- Appunto che ?
- Prova a fare mente locale : prova a immaginare che fossero affari tuoi.
- …moralismo ?…
- No…figurati. Pensala così : tu sei un russo. Un giovane brillante russo che vuole farsi strada : agire, operare, lavorare venendo riconosciuto per quel che vale.
- Mmm…
- Bene. Niente da fare. A Mosca ti  muovi solo pagando la tangente, il pizzo, il pedaggio. Ma tu non vuoi, e ti opponi. Oh… non ti fanno nulla,  solo… non ti fanno neanche fare nulla. Tu cerchi di mantenere integro il tuo senso della dignità, del valore… di non farti abbattere il morale… Insomma, come si dice, di camminare a testa alta, nonostante tutto…
- Bene… e allora ?
- E allora le due cose non sono compatibili : o a testa alta, o trovi lavoro. Ma tu proprio non puoi tradire l’ imperativo categorico : non può accadere che la prima cosa che fai nel mondo, la fai già tutta inzaccherata di compromesso : non quella,  non la prima.
- E allora ?…
- E allora il tempo passa, e a un certo punto tu ti accorgi che non ce la fai. Che nonostante che tu ti opponga, che non accetti il sistema, ciononostante non sei superman, e dentro di te ti stai logorando : dormi male, ti deprimi e in tutto questo la qualità delle tue prestazioni si sta abbassando : di fatto ti stai piegando. Capisci? Di fatto ti stai piegando. Tu stai male, e ce l’hai con loro per questo, ma nel profondo ti stanno convincendo: quello che nelle tue parole e nella tua coscienza è “brutti criminali non l’avrete vinta” nel profondo vive già come depressione: la realtà sta riuscendo a convicerti che tu non vali, che non meriti…
- Oddio! E allora che succede?…
- Succede che te ne vai.
- Me ne vado ? E dove ?
- Non lo so dove : comunque, in un posto in cui ci si può muovere senza pagare le tangenti.
- Evviva !
- Eh già. Sei molto fortunato,  tra l’altro. 
- E perché? 
- Perché riesci a ottenere un contratto di formazione. Sei brillante… ti fai valere. E tutto questo… senza neanche una tangente.
- Alè!
- Eh già… Ma la cosa non è eterna… è tutto provvisorio… dopo un anno ti vengono richieste delle cose : documenti… diplomi, ecc. cose che devi fare nel tuo paese.
- Embé che fa ? Vado e li faccio.
- Eh certo ! Vai e li fai… Ma devi pagare le tangenti !
- E non  ho i soldi ?
- Non è questo… i soldi ce li hai. Certo che ce li hai. Il punto è un altro : il tuo paese funziona così, puoi anche essere un padreterno nel tuo campo, riconosciuto dalla comunità internazionale. Resta il fatto che il tuo paese funziona così. Tu te ne sei andato per questo. E ora devi farci di nuovo i conti.
- E va bene ! Ma alla fine chi se ne importa ! Ora è un’altra cosa… la situazione è cambiata ! 
- Che sia cambiata non c’è dubbio…ma agli occhi di chi?…
- Che vuoi dire?…
- Beh… metti che ci sia un tuo collega…bravo, brillante e orgoglioso come te. Sta aspettando. Sta facendo la fila perché vuole fare la fila… Tu arrivi perché “la situazione è cambiata”… ma per lui tu significhi, tu che gli passi avanti con i soldi di quel gesto mafioso, tu significhi che le cose non cambieranno mai.
- Oddio mi viene la nausea…ma come te le inventi queste cose infernali ? E allora ?
- Aggiungiamo questo : tu sei andato in un posto non-mafioso. Lì ti sei potuto rimettere a stazione eretta e dignitosa : perché di fatto ti stavano facendo ingobbire, ricordi ?
- Certo !
- Bene… Adesso che la tua stazione è eretta e conforme alla natura umana, tu puoi permetterti – proprio per questo – di fare qualcosa – pagare una tangente – che prima per quanto ingobbito e logorato, e frustrato…non volevi fare. Insomma alla fine questa dignitosa postura a testa alta sembrerebbe, in tutto questo, essere una sorta di compensazione estetica per un comportamento che fino a un anno prima ti appariva eticamente intollerabile. Ora che hai la dignità…puoi permetterti di fare cose indegne.
- Ommadonnamia…
- Ora dimmi questo : secondo te, chi ha ragione : tu, o il moscovita che sta ancora a Mosca e che ti guarda pagare la tangente che lui si rifiuta di pagare ?
- Ma come si fa a dare tutta la ragione a qualcuno ! Io sono letteralmente esiliato via da Mosca ! D’altra parte quell’altro povero cristo è letteralmente segregato a Mosca ! Tu sei straniero fuori… lui dentro ! 
Si è piuttosto riscaldato, il mio amico.
- Dammi un po’ d’acqua…
Beve, sospira… si decongestiona.
Poi riprende.
- In tutto questo sai che c’è è ?
- Cosa ?
- Che io – io il tuo collega che è appena stato a Mosca – ci faccio la figura del superficiale. Troppo. E’ troppo facile. Considera me che sorvolo questa tragedia per il mio business… pago le tangenti, e me ne vado. Lo faccio perché in quel posto “si” pagano le tangenti. Le metto in conto : come fosse il clima o lo stato dei trasporti. Calibro i miei comportamenti a seconda della condizione globale del paese. A questo livello  “politica”, “clima”, “religione”  hanno lo stesso valore. La Russia ha una certa storia, che l’ha portata ad essere quello che è. Questo punto di vista deve entrare nella descrizione delle cose…se no è una tragedia e basta.
- Che vuoi dire ?
- Voglio dire che la stazione eretta del moscovita che se ne è andato via per poterla conservare non è solo una faccenda estetica… Insomma il moscovita emigrato ha salvato la sua dignità non perché ha vinto una lotteria o è entrato nelle grazie di un magnate. Ma perché la storia – capisci? la storia – ha portato l’altro paese a far camminare un po’ più dritti i suoi abitanti, mentre il suo senso etico, - capisci: la sua etica -  lo ha fatto emigrare via lontano dal suo paese.
- Sì d’accordo… ma resta il punto di vista del moscovita  segregato…
- Già…
- Mmm però…bel suggerimento : la storia contro l’estetica. Proseguendo si potrebbe dire così : per acquisire una stazione eretta non (solo) estetica bisogna sapere cosa vuol dire essere segregati nella storia.
- Diciamola così.
- Ma che significa allora passare da una “storia” all’altra? E’ tutto risolto, come aver passato un tirocinio ?
- Mi chiedi se il moscovita  che rientra e paga la tangente può  ritenersi legittimato a farlo ?
- Sì.
- Mmm… a dirti la verità non credo che la domanda abbia molto senso… il moscovita  che paga la tangente è anche il  moscovita che lo guarda pagare la tangente : lo sa cosa sta facendo, e gli occhi del suo collega sono i suoi occhi di un anno addietro. Dato il tipo di uomo che è partito da Mosca e ora paga ala tangente…non ci vedo il rischio di troppa autoindulgenza. 
- Ma allora, dato che questa sofferenza – dell’uno come dell’altro – è inevitabile, risulta che la storia non può che essere una prigione, cosa che si rivela proprio nel momento in cui chi la vive, per viverla e accettarla ne voglia giudicare i progressi e i miglioramenti. Il moscovita che ce l’ha fatta giudica di pagare la tangente con sguardo storico. Per questo si consente di farlo. La cosa gli è di fatto più leggera, perché lui si è distaccato, e questo ha come causa ed effetto il giudizio che lui emette su quello stesso distacco e sul gesto che ne consegue. Giudica con distacco storico - con una leggerezza e un distacco che prima non poteva e, lui si dice, non doveva avere - di fare qualcosa che secondo il suo giudizio attuale è necessario fare date certe condizioni storiche, le quali  però in assoluto sono condannabili e da migliorare.
- Vabbé, ma questo significa… con questo vuoi dire che questo poverino deve pagare una sorta di prezzo, di fio, per potersi permettere di procedere : o resta bloccato e appassisce a Mosca, o si macchia della colpa di aver acquisito una capacità di giudizio e di azione storica…
- Già…
- Eh già… dici tu…
- Ma a chi si paga questo prezzo ?!
- Oh… qui io faccio corto circuito. All’orizzonte… non vedo nulla. 
- Tutto qui ?
- Tutto qui…
- Nulla ? 
- Nulla… solo la speranza che i due moscoviti  prima o poi possano… sappiano… tendersi la mano.
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