La foglia di quercia

Luca Zannier


 
BI-BIP... BI-BIP, ore 7.10 "buongiorno, questa è la prima sveglia, buongiorno"... BI-BIP... una sgraziata voce elettronica, annunciava l'alba, il risveglio. Giuseppe Meneguzzi, età 32 anni, 3 mesi e 25 giorni, acquario, professione: impiegato del catasto, riposava adeguatamente riposto tra la linda fodera coprente il materasso, e il morbido piumone. BI-BI... con un preciso colpo, silenziò l'orologio parlante e si alzò. Messe subito in ordine il suo giaciglio, le pulizie solo il martedì (superficiali) e la domenica (approfondite); era venerdì. Accese la macchinetta del caffè e si diresse in bagno a bordo delle sue amate pattine. Dopo aver esaudito le primarie esigenze di evacuazione renale e intestinale, si osservò allo specchio. Sinceramente pareva un cinquantenne, ma il suo viso si contrasse in una smorfia compiaciuta. Pochi capelli neri, tagliati cortissimi, occhiali da vista spessi, baffi leggermente brizzolati, e un corpo flacido censurato dal pigiama verde con gli orsacchiotti (regalo della mamma). Mescolò l'acqua, due colpi calda e uno fredda, ne uscì una brodaglia tiepida. Tre risciacqui ben assestati, per purificare i pori e le pupille, una passata veloce con dentifricio e spazzolino direzione su, giù facendo attenzione a non ledere le gengive. Bicchiere e gargarismi. PIIIIIIII.......FFFFFFFFFF....pronto il caffè. Lo bevve con cinque biscotti integrali. Si vestì, nodo alla cravatta, ventiquattr'ore in mano. Chiuse la porta dietro di sé con 2 scatti nella serratura. 
Breve sosta in edicola e poi, con il giornale ripiegato sotto il braccio sinistro e la cartella impugnata con la mano destra, si diresse in ufficio. Le campane della chiesa, attaccarono gli otto rintocchi informando le anime sveglie dell'ora mattutina. Quando l'eco della settima era giunta nel municipio, Giuseppe Meneguzzi, aprì la porta del suo ufficio. Puntuale. Come ogni mattina. Cenno di intesa coi colleghi e inizio del lavoro...
Fece una piccola pausa alle 11.30: caffè, un solo cucchiaino di zucchero, e un bicchiere di acqua liscia naturale. Gli altri colleghi si accesero una sigaretta. A lui dava noia l'odore del fumo, si sedette a sorseggiare l'amaro spuntino leggermente defilato, in corridoio. Soffiava, aspettando che si raffreddasse. Immerso in superficiali pensieri, si destò quando, alzando lo sguardo vide una bella signora discutere tranquillamente a pochi centimetri dal suo naso. Avrà avuto una trentina di anni, donna posata, capelli castani con colpi di sole per niente volgari, occhiali. Elegante, classica. Il sorriso, le dava un qualcosa che scombussolò il sistema binario del signor Meneguzzi. Continuava a guardarla come un bambino che osserva, attraverso il buco della serratura, le compagne che si spogliano. Con quel senso di cattolico pudore innato nel geometra Meneguzzi. "Buongiorno! Mi chiamo Teresa e sono una nuova impiegata, reparto anagrafe, lei?". Gli aveva rivolto la parola. "Dice a me?", Meneguzzi era arrossito sensibilmente, faceva fatica a respirare e non riusciva più a tener in mano il bicchiere marrone di plastica....tutto ciò era dovuto dall'incapacità dì programmarsi una risposta. Quella graziosa impiegata cadeva come un fiume in piena nella sua routine giornaliera calcolata......"Sì, certo, mi stavo presentando, lei lavora qui?" gli si sedette di fianco, accavallando le gambe. "Buongiorno signora, sono il geometra Giuseppe Meneguzzi, impiegato del catasto, ufficio tecnico, sportello 3!", sorrise timidamente facendo scomparire le labbra sotto i baffi. "ah ah ah, Giuseppe, chiamami pure Tiziana a me non crea problemi, comunque se vuole io le continuo a dare del Lei!"..."No, no!" rispose velocemente il geometra. Erano le 11.45, bisognava tornare al lavoro. Si alzarono. "ciao Giuseppe, allora ci vediamo lunedì?"...quattro giorni senza rivederla?..."Se vuole, signora Tiziana....potremmo andare a bere qualcosa alla chiusura degli uffici, che ne dice??"...nodo in gola, le lo domandò in una discesa di note e fiato, concludendo con una asma bronchiale..."certo Giuseppe, molto gentile ma.....", stava per prendere un infarto al Meneguzzi..."Solo se mi chiami Tiziana o Tizi...!" sorrise. "OK...Tiziana! Allora la...ti aspetto davanti al municipio!" aveva ripreso a respirare, male per la verità, ma comunque fuori pericolo ictus. Lei ammiccò e scomparì in una svolta del corridoio. 
La nebbia, che scendeva stanca in quella normale giornata autunnale, si riversò nella testa dell'impiegato. 
Riprese il lavoro, ma la sua mente vagava libera come una farfalla, infissa in qualche collezione, a cui le avevano tolto da poco, gli spilli. Infatti, a malapena saltellava. "Da quanto tempo, il mio cuore non pulsava per una giovane donna?" si domandava. In effetti, forse l'ultima volta risaliva a troppo tempo fa. La sua vita, era paragonabile ad un vecchio treno che da anni, percorreva lo stesso percorso, solcava gli stessi binari, si fermava in stazioni solitarie, dove solo qualche anziana saliva per andare a far visita ad un nipotino. 
Non era mai stato tanto intelligente, figlio unico di una mamma protettiva, da adolescente non aveva molti amici, o comunque non li frequentava, passava ore sopra i libri, diligente nello studio come ora nel lavoro. Sempre dal periodo in cui andava a scuola, risalivano gli ultimi battiti di cuore per una ragazza, che poi lo aveva allontanato come tutte le successive, per quelle manie ossessive di precisione... sarebbe ancora vergine se le puttane non rientrassero nelle sue fermate, una volta al mese. La voce del collega lo riportò alla realtà, riprese i suoi calcoli...
...erano le 14.30 tutti gli uffici chiusi. Giuseppe Meneguzzi, era lì fuori, in trepida attesa di Tiziana. Uscì per ultima con una amica, le disse qualcosa, sorrise e la salutò. "come è andata la continuazione del lavoro? Nessun problema?" questa volta fu lui ad aprire la conversazione, ma non poteva scegliere una maniera migliore???? 
"Bene, grazie Giuseppe, ma non parliamo di lavoro, dove mi porti?" 
"A bere qualcosa come ti avevo proposto!" 
"Io sinceramente avrei fame..."
"Ah, va bene, allora la...invito a pranzo!" disse titubante.
"Ti, Beppe, Ti.... Grazie" e scoppiò in una risata. "E poi, andiamo a vedere i cigni al parco!"
"Va bene, Tiziana!"
...Seduti al tavolino di uno snack bar (di meglio no eh?), aspettando il conto, Meneguzzi continuava a guardare lei, mentre si puliva la bocca col tovagliolo. Riprese il dialogo, appena interrotto.
"Ma allora vivi da solo da 10 anni? Bravo. E non hai una donna?" domandò interessata Tiziana.
Arrivò il conto. Pagò. Non lasciò mancia, e ripose lo scontrino dentro al portafoglio.
"Si vivo da solo da 10 anni, ma ogni tanto viene a trovarmi la mamma (?), no non ho donne. Ripeto vivo solo."
Si alzarono, ed uscirono direzione parco. 
....Le foglie secche fatte veleggiare dal vento e quella luce fioca proiettata e filtrata dalla nebbia davano al laghetto, un'atmosfera di romanticismo, da quadro. Due cigni bianchi, tra le tranquille acque, appena increspate dalla corrente, alternavano la pulizia del piumaggio a danze di colli innamorati.
Giuseppe e Tiziana osservavano la scena divertiti, seduti vicini su una malridotta panchina di legno, adiacente alle prime piante acquatiche, sull'orlo del laghetto.
"sei simpatico, Beppe, mi piaci!"
"......."
"Dico sul serio, penso tu sia un ragazzo, maturo e anche carino, se ti tagliassi quegli orrendi baffi". Rise.
"Anche tu mi piaci, Tiziana." Rispose impacciato.
"Adesso devo andare, Giuseppe, ho un sacco di faccende da sbrigare a casa, anche se mi piacerebbe stare qui tutto il pomeriggio!"
"Eh, già!" annuì. Si alzarono.
Un colpo d'aria, portò via il cappello di Tiziana, facendolo rimbalzare qualche metro più in là, sul prato coperto di foglie secche di quercia.
Giuseppe premurosamente si chinò per raccoglierlo. Quando si alzò, due dolci labbra femminili lo avvolsero. Duro come uno stoccafisso, non capì nulla. Poi si sciolse, ma senza eccedere.
"Eh, sì. Te li devi proprio tagliare questi baffi... altrimenti lo farò io!" sorrise.
"Appena arrivo a casa, li taglio. Tizi!" si bloccò intimorito.
"Bravo!" gli diede un bacio sulla fronte, prese il cappello e lo salutò. "Domani sera ti aspetto a casa mia, dovrò pur ringraziarti per tutta questa cortesia" gli disse, "ci vediamo domani allora, non ti dico neanche di essere puntuale perché mi fido....ahahahhhahahah"
Era rimasto fermo, Giuseppe, con una foglia in mano. La guardò. "da dove viene fuori questa?"- "l'avrò raccolta insieme al cappello di Tiziana!". Se la mise in tasca e si diresse verso casa.
Il bacio, che bella sensazione. Si leccava ancora le labbra, per cercare qualche frammento d'odore di lei. Era felice. Forse per la prima volta nella sua vita. Alla prima vetrina, si osservò divertito. Sorrise, coprì i baffi e sorrise di nuovo. Che bello. Mancavano pochi metri al suo portone, si fermò di nuovo. Tirò fuori dalla tasca la foglia di quercia. Era veramente felice. Ma perché non me ne sono accorto prima? Perché ho buttato tutti questi anni, non me li sono goduti, perché non ho dato libero sfogo al cuore? 
Ti amo Tiziana. Ti amo vita, che purtroppo per me, inizi solo ora. Baciò l'ingiallita foglia di quercia, con la passione di chi vive, di chi ama.....
.........
Poi una macchina sbandata. L'urlo delle ruote sull'asfalto. Un botto. La luce accecante. Il silenzio.


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Data di pubblicazione 4/3/2001
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