Da qua soltanto.
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Da qua soltanto
arrancano le facciate
dei casolari
come, al pari delle formiche
si trascinano il bagaglio
le studentesse.
Il bello è restare così
e farsi mangiare da questo
scombinato gesto, o dall’idea di te.
O forse per davvero
solo dall’amore che non c’è,
e si aggrappa sui profili
puerili di Urbino,
si chiude si accovaccia
davanti alla mia faccia |
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I tuoi seni.
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I tuoi seni
sono piccoli veleni
che vorrei coprire
di baci alieni.
Le tue mani
sono enormi
come giorni
ormai lontani. |
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Intorno dolci.
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Intorno dolci campagne
un colle sopra l'altro
come lasagne,
lagne di vecchi borghi diresti
insipidi resti, e la noia ormai
dietro i tuoi gesti. |
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Io so.
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Io so
che Urbino e Fossombrone
tramano per avermi
a loro disposizione.
Io so
che Fossombrone ed Urbino
tremano avendomi
a loro vicino.
Io non so
se mi sento un signore
oppure un bambino
quando sono a Fossombrone,
quando sono ad Urbino. |
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Mi danno gioia.
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Mi danno gioia
le tue parole, e
un forte dolore
che sconfina nella noia.
io guardo,
un anno fa e mi vedo
davanti al tuo ritratto.
oggi dici di amarmi,
se permetti retrocedo,
mi siedo
e valuto il baratto. |
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Nel silente labirinto.
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Nel silente labirinto
solo un pensiero
malsano
di te
nel mio cervello s’è dipinto:
la morte che ha vinto,
e tracciato col nero
il torbido bolero
di un piccolo recinto.
Dentro le masse cupe
di lentezza
e granito
sei te
che penetri nella cute
e tendi le vertebre ossute,
io guardo la tua bellezza
con l’ubriachezza
di cose non vedute. |
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Nel triangolo.
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Nel triangolo a motore
sotto il sole
che impazza ad occidente,
un’immagine da niente
di smisurato calore:
due busti di ragazza
l’un l’altro poggiati
pacati, molli,
nel triangolo a motore
che scivola via
lungo l’amnesia di questi colli. |
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Non mi vergogno.
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Non mi vergogno
quando con gesti
lesti e goffi
comincio a scartare
quello che sogno:
il mio pocket coffé. |
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Qualcuno è rimasto.
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Qualcuno è rimasto
a contarmi la storia degli occhi
per indovinare
l’incanto che m’inchioda,
la femmina fuori moda.
Le vecchie linee s’incrociano
con l’acquisita benevolenza
di un’udienza a tinte piatte, dove
chi è rimasto a contarmi la storia
non si è accorto
di essere morto sulla traiettoria. |
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Sei un monolite.
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Sei un monolite curvo e distante
incastonato
nella corona di arena muta
e taciuta.
Ho girato la testa ricciuta
verso le tante
gocce di calmante,
verso il tuo sguardo
bugiardo e brillante,
solo in un posto
molto nascosto. |
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Sul tetto.
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Sul tetto aspetto,
seduto
ad angolo retto. |
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Anche un'ora.
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Su dai Cappuccini
tre di noi cinque
tornano bambini.
Due lo sono ancora,
ma ci s’innamora
anche in un’ora
di una bambina,
di una signora. |
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