Adulterio in rete

Pier luigi Baglioni


 
Tutto cominciò inaspettatamente quando una navigatrice di Milano – dopo avere visitato il mio sito - mi inviò un mail di complimenti. Non sapevo chi fosse, quanti anni avesse, se fosse sposata o signorina. Nulla soltanto delle lusinghiere frasi e una poesia. Firmato Gloria, chiocciola, yahoo punto it. Capii subito che il messaggio non preludeva un contatto effimero ma era un pretesto per agganciare una corrispondenza duratura. “Questa si vuole divertire” mi dissi pensando alla mia home page che si apriva con una foto di dieci anni prima dove c’ero rimasto piuttosto bene. Sotto seguiva un breve viatico della mia persona; attività di poeta, gusti musicali, attori preferiti, segno zodiacale ariete… Avevo omesso di essere sposato ed avere due figli. Due anni fa, durante la costruzione del sito, ero stato indeciso se mettere cosa o restare reticente. Poi, per uno strano sortilegio intimo, decisi l’omissione: “Che importanza ha?” mi ero detto “il sito mi pubblicizza come artista, la situazione di famiglia che c’entra?”.  Nel recondito sapevo di mentire a me stesso. C’entra, eccome se c’entra! Se uno si descrive deve farlo in pieno non può essere reticente sulla età, il matrimonio, la prole. Ma tant’è il velo intrigante della rete, nei cui meandri può nasconderti o travisarti, apparire come vorresti essere nei meandri reconditi del tuo subconscio, mi prese la mano ed io mi lasciai condurre.
La mail di Gloria diceva: “Ciao Poeta! Mi ha davvero fatto piacere conoscerti  attraverso il sito e leggere le tue belle poesie. Così ho pensato di scriverti. Posso darti del tu? Bè, intanto lo uso così ti metto subito alla pari coi miei amici coi quali sbevazzo nei pub, vado al cinema, in palestra… ma senza sesso proprio perché loro sono amici, punto e basta.  E’ l’una della notte, come 24 anni fa quando io venni al mondo. Abito a Milano dove sono nata e spero di viverci per sempre. Sono iscritta alla facoltà di Lettere dell’Università Bocconi. Sì, sono una amante della letteratura un po’ atipica: Joyce mi annoia, Busi mi schifa… l’autore che amo? Italo Calvino. Perché? Perché ha un solido legame con la realtà pure trasfigurandola poeticamente. Perché ha dato alla cultura italiana più di quanto essa non abbia dato a lui. Se si intruppava come Moravia o Pisolini l’avrebbero eletto bomber one! Ma lasciamo perdere Calvino e torniamo a noi, al perché ti ho scritto. Semplice mi è piaciuto come ti presenti, come intendi usare internet per comunicare col prossimo. E questo, in un mondo sempre più difficile, scompaginato, introverso, arrabbiato… dialogare in rete con tranquillità, raccontarsi e conoscersi; allargare gli orizzonti senza fatica fisica, un po’ come leggere un libro che parla di posti e persone che non hai mai visto ma che lo stesso ti danno emozioni e ricchezza interiore.”  Anche lei scriveva poesie e ne allegò subito una:
                                      “Dammela la tua mano. Abbracciami.
                                        Fammelo almeno credere che veglierai 
                                        Questo mio titubante addormentarmi.
                                        Se vuoi parliamo. Giochiamo anche.
                                        E mentre la nostra pelle si confonde
                                        Mi rendo conto che saprai riconoscere
                                        La mia immensa capacità di amore”.
Come non restare intrigato? Le risposi per stare al gioco e dopo quello non passò giorno senza che ci scambiassimo un mail. Prima si descrisse, longilinea, alta, sportiva; coi capelli biondi pettinati a carré. Poi mandò la sua foto, che ingrandii col soft Microsot Photo Editor per apprezzarne in pieno le fattezze. Appariva flessuosa, femminile, sorridente. Aveva due anni meno di mia figlia.
Susseguendosi le mail divennero via via sempre più spinti traducendo in parole il nostro immaginario sensuale. Accadde che durante il giorno la mia vita, i miei pensieri, proseguivano come al solito mentre la sera, quando sedevo alla consolle e mi collegavo alla rete, il mio animo si apriva a questo amore virtuale che la posta elettronica mi stava regalando. Gloria del computer non privilegiava la navigazione nel senso di passare da un portale all’altro, visitare le stanze, insomma esplorare i siti, come generalmente fanno gli americani. In Italia se ogni giorno stai collegato anche solo un paio d’ore la bolletta del telefono diventa un macigno economico dal peso insopportabile. Allora, come me d’altronde, preferiva intessere rapporti con giovani come lei (e, credeva, come me) attraverso ‘outlook’ scaricando i messaggi ricevuti durante il collegamento, per leggerli e rispondere ‘fuori linea’ e inviarli non appena connessa nuovamente.  Da quando ‘si era messa con me’ nella rete, però, li aveva tutti tralasciati. Non gli altri, quelli veri, gli amici con cui sbevazzava alla sera o andava in palestra. Le chiesi, quando mi disse “con loro niente sesso”: “Come mai preferisci l’amore virtuale con me a quello che ti possono offrire i ragazzi di ogni giorno?” “Con uno sconosciuto il sesso mi diverte assai. Mi sento libera, disinibita, stimolata nella l’immaginazione. La quotidianità con le sue sciocchezze, i cattivi odori, invece mi deprime”.  Aveva ragione. In breve portò anche me su quel terreno; dire cose che nel congiungimento fisico è difficile dire, lasciando liberamente galoppare la digitazione delle nostre eterea incredibili prestazioni. Io, tranquillo marito e padre di famiglia, scoprii di essere pieno di vivacità, pazzia, incoscienza, trasgressione. Di avere tanta voglia di evasione dalla monotonia delle mie giornate. 
Mi  innamorai di Gloria passionalmente trasportato da un vero e proprio adulterio ‘virtuale’.  Non riesco a capire ancora oggi perché accadde. Se fu una proiezione di me stesso, la volontà di sublimare in rete l’evolversi abitudinario con mia moglie. Parafrasando Dante ‘galeotto fu internet’. Fatto sta che, al di la di ogni teoria, con Gloria ci  si cercava, ci si pensava, ci si desiderava realmente. Facevamo anche all’amore senza uscire di casa nel silenzio e nella segretezza del mio studio. Intimità piena e consapevole anche senza onanismo. Poi, chiuso il collegamento, terminata ‘la sessione di lavoro’ al computer, rientravo nella normalità senza alcun mutamento alla mia condizione di fedele e irreprensibile marito. Non mi sentivo affatto di tradire mia moglie che continuavo ad amare come avevo sempre amato. Il senso di colpa talvolta aleggiava in me coricandomi dopo la seduta al computer. La osservavo, serenamente dormiente, ed un po’ mi rimordeva la coscienza. Allora mi assolvevo acquietando la vocina impertinente: “C’è una bella differenza tra una relazione reale e una virtuale. Se la prima è riprovevole, la seconda è solo un gioco. Una nicchia segreta della mia intimità, come ella avrà nei suoi sogni e fantasie”.  “Eh, no caro” insisteva insolente la vocina: “Moralmente è la stessa cosa. Cristo nel ‘Discorso della montagna assimilava i fatti alle intenzioni.”  “Rispecchiava la cultura sociale di duemila anni fa”  mi rispondevo “io ho un concetto dell’etica pragmatico non fideistico. Gli uomini maschilisti al massimo del suo tempo gravavano l’adulterio soltanto sulla donna, punita addirittura con la lapidazione. Mai sentito lapidare un fedifrago!” “Non desiderare la donna d’altri” “Vale per i credenti, se ci riescono.  Se per loro il  desiderio è già adulterio, per me proprio no!”.
Il monologo con me stesso mi metteva in pace la coscienza creando due sfere della mia vita incomunicabili l’una con l’altra, che potevano convivere dentro la mia formazione laica radicata nell’enciclopedismo che attiene nella ragione a conquistare le personali verità, non il ‘peccato’ dettato esterno autorevole quanto si voglia. E concludevo egoisticamente accattivante: “La relazione con Gloria non fa male a nessuno, e a me dona un immenso piacere. Perché dovrei rinunciarci?”  Così andavo avanti spingendomi sempre oltre. Da un mail all’altro la passione diveniva sempre più focosa. Digitandoci a vicenda amoreggiavamo, bisticciavamo, rifacevamo la pace. Ci manifestavamo una ludica divertente gelosia.

La rete era fu un fatto per me del tutto culturale. Amando scrivere poesie (‘poeta’ è sostantivo alto, indica la professione, ma una professione è tale se da reddito e nel mio caso se volevo farmi leggere nella tradizione cartacea dovevo pagare di mia tasca). Internet, il fatto nuovo del momento, venne a soccorrermi e togliermi da quella frustrazione. Lo stimolo principale era stato il narcisismo represso di autore poeta ignorato ingiustamente dalla ufficialità come pensano di se tutti gli scrittori di insuccesso. Così decidendo di mettere il modem al computer per collegarmi ad internet mai avrei pensato alla eventualità di incappare in una ‘Gloria’. Scoprendo la rete avevo trovato uno strumento democratico per eccellenza, che mi dava voce senza chiedere troppo danaro alla maniera dei piccoli editori di provincia che stampano libretti se gli acquisti quasi tutte le copie. Internet bastava saperlo usare. Mi ci applicai con grande impegno e appresi pur con fatica il suo linguaggio (la più grande mia difficoltà comprendere la differenza tra ‘hard’ e ‘soft’: come i primi indiani che credevano i cavalieri spagnoli una unica persona anche io non distinguevo il cavallo dal cavaliere). Inizialmente non misi in conto assolutamente il sesso. D’altronde nel matrimonio mi sentivo appagato.
A sessanta anni suonati non avevo di certo ‘raggiunta la pace dei sensi’ secondo l’eufemistico luogo comune per definire l’impotenza. La mia quiete erotica correva felicemente essendo oramai caduto in quella età che la pigrizia soverchia i pruriti e rifiuta ogni tentazione di relazioni adulterine. Quel terreno mediatico, invece, mi offriva un grande incredibile amore senza muovere altro che le dita sulla tastiera e lavorare con la fantasia. Cosa volevo di più? 
Con l’ingresso di Gloria nella mia vita e tali presupposti avevo raggiunto le stelle. Ritrovata in quella finzione la giovinezza, l’intatto entusiasmo di vivere in me già un poco spento. La sconosciuta universitaria ventiquattrenne attizzò il mio eros che proruppe dalla cenere come la fiamma di un falò che pareva spento su cui soffia impetuoso novello vento. Ma poi, con Gloria, non mi legò soltanto quell’intrigante sviluppo. Mi piacevano i suoi commenti letterari, le sue poesie, l’importanza che dava alle mie. Leggerne una a moglie era impresa difficile e avvilente. O si defilava “ora ho da fare” o ascoltava con sufficienza se non insofferenza. Tra me e lei il dialogo letterario non aveva consonanza e corresponsione. Con Gloria, partendo dal livello culturale, finivamo sempre in situazioni e termini boccacceschi. Mi ero fatta una incredibile amante ancorché virtuale che soddisfaceva in pieno sia il fisico che lo spirito. Gloria era trenta anni più giovane di me. Una pura astrazione sulle ali della rete se lega degli sconosciuti. Difatti mi ci ero immerso come nella bambagia ed ella non sospettò mai che potevo essere suo padre se non suo nonno. Invece la sua età scatenava in me fantasie erotiche mai avute neppure da ragazzo. Attraverso l’e-mail un giorno andavamo a Las Vegas pernottando al ‘Caesar Hotel’ cenando in camera con caviale e Cordon rouge prima di sprofondarci in sublimi amorazzate. Con un altro approdavamo nell’atollo Tietaroa, assente Marlon Brando, e bivaccavamo nel tucul che aveva lasciato ancor caldo e pieno di vettovaglie. Sullo sfondo di Rio o Bayres –foto e musica dai siti specifici- si gozzovigliava nella villa più ricca, sprofondandoci nelle malie del Kamasutra. La nostra scatenata fantasia ci permetteva ogni opportunità che la realtà non avrebbe mai elargito. 

La nostra relazione era cominciata in autunno. Continuò a questa maniera fino all’inizio dell’estate. In giugno Gloria iniziò a dare segni di irrequietezza: “Ora basta. Ti desidero fisicamente”. Era divenuta insofferente alla virtualità del nostro rapporto. Mi scrisse ancora: “Insomma, come fai tu a continuare questo sfrugugliamento del desiderio senza concluderlo veramente? Io ho voglia di scoparti. Tu no?” Io? Certo che si. L’idea da tempo mi tormentava e lusingava. Ma ogni volta la riponevo teneramente nel cantuccio dei sogni impossibili. Nel bilancio mettevo l’inganno dell’età (superabile), ma soprattutto i costi e le noie della realizzazione. Quando Ella mi propose prenderci una vacanza insieme nel bungalow sul mare di Corniglia, nelle Cinque Terre, ove era già stata; arrivai alla resa dei conti con me stesso. Tradurre il passaggio dal virtuale al reale scatenò nel mio animo altri ragionamenti che quelli assolutori iniziali. Non solo. Vaghe paure di turbare la quiete della mia vita (nonostante tutto un valore checchè si dica), ed egoismi pratici si presentavano ora ai miei ragionamenti. Con mia moglie nessun problema morale nel senso religioso, ma di correttezza e lealtà laica questo sì, tanto che, alla fine, decisi di rinunciare. Mi produssi in una amara confessione: “Non sono chi sinora hai creduto fossi… Ti ho mentito sulla età, ho sottaciuto la mia condizione di coniugato... mi sento spregevole, mortificato, davanti hai tuoi occhi. Non volermene: Ci siamo divertiti, contentiamoci di questo.” “E no caro! Non puoi cavartela così. Dopo tutti questi mesi di corrispondenza ininterrotta voglio conoscerti, sentire queste cose dalla tua viva voce guardandoti negli occhi”. 
Avevo deciso di chiudere il gioco. Provai un altro tasto: “Sono anche brutto; la fotografia sul web è una riuscito ma neppure fedele al giovane che ero”.  Non credé per nulla le mie parole: “Amore mio! Ti amo comunque. Ti amo per quanto mi hai fatto sognare nei nostri quotidiani collegamenti. Ti amo così come sei, ed io non so. Per questo voglio vederti, stare con te, conoscerti, averti anche…”. Non potevo ciurlare oltre nel manico. Dovevo rompere l’ambiguità passata. Per me la storia era definitivamente finita. Tra chiudere la vicenda senza farmi più vivo (la tattica del ‘chi-s’è- visto-s’è-visto’ senza dare spiegazioni) o recidere assumendo la responsabilità; presi la seconda decisione. Non volevo apparirle anche vigliacco. 
Digitai l’ultimo mail: “Gloria, questo è l’addio definitivo. Rinuncio alla vacanza con te e pongo fine alla nostra belle novella che oramai non regge più. Il re è nudo e fa la figura del pirla. Abbiamo cominciato un gioco dove io baravo di continuo ponendomi al tuo livello, identificandomi nella tua liberta', giovinezza e spregiudicatezza che non mi competevano. L'intrigante fingere di avere 24 anni anche io era troppo divertente, gratificante in se, per non restare preso nella sua trappola. Tu raccontavi te stessa piena di entusiasmo facendomi tuo amante completo anche se la mia eta' era più quella del padre o del nonno. Godevamo di noi, mail dopo mail, inventando meravigliose avventure di volta in volta. Al fine di concretizzare la loro evanescenza, il senso della sottrazione ogni qual volta spegni il computer, chiedi una svolta al nostro gioco. Vuoi tramutare il nostro magnifico sesso 'virtuale' in concreto. Ma il sogno è una cosa, la vita è un’altra. Ti deludo, non sarò pari alle tue attese ma io ci rinuncio. Non affronterò una realtà impari alla immaginazione. Rinunciando alla  manna che raramente cade dal cielo di un sessantenne, a me farà sentire imbecille; a te credere ch’io sia pavido. Potrei rifugiarmi in tante giustificazioni per togliere quella credenza. Invece lo ammetto: sono pusillanime alla maniera del bambino che rinuncia alla marmellata mancando la certezza della impunità. Essere scoperto a tradire mia moglie ‘veramente’ non lo sopporterei. Incrinerebbe una fiducia che dura da trenta anni, che ha dato grande serenità al nostro convivere. Non posso ne lo voglio rischiare. La vacanza in riviera con te sarebbe un regalo irripetibile in questo lento declinare della mia esistenza. Rinunciarci è per me un enorme sacrificio: Se lo faccio è perché mentre alla tua età si puo' scherzare coi sentimenti; alla mia no. A ventiquattro anni si può essere temerari fino all'incoscienza. A sessanta no. La giovanile voglia di vivere, fretta anche, offuscano ogni ponderazione. A me non e' più consentito. Non sono libero di affrontare ogni situazione incurante se  farà ineluttabilmente soffrire me stesso ad altri a me vicini. Col pensiero potevo compiere atti, o dire cose, che nella realtà non mi sento di fare o di dire. 
Nella rete potevo assecondare le tue fantasie galoppando selvaggiamente libero e lasciare a briglie sciolte la mia libido. Mi scoprivo pieno di desiderio, di voluttà, dopo anni di sopore. Era bello finchè è stato così. E funzionava finche' era segreto nostro, virtuale, senza conseguenze pratiche. Catturato dalla magia che spazza ogni differenza di età, di carattere, di mentalità, mi sono lasciato andare. Virtualmente ti ho amato, cercato, desiderato come un ragazzino. Ho tradito senza tradire, adultero senza adulterio. Nella realtà non ci riesco. La follia delle Cinque Terre insieme non me la voglio assolutamente permettere  anche se la rinuncia mi lascerà tanto amaro nel cuore”.
Gloria fu intelligente quanto me: non mi rispose né più mi scrisse.                                      



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Data di pubblicazione 17/11/2000
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